Urlare serve davvero?

Può capitare di perdere la calma e di alzare la voce con i più piccoli e questo può accadere a qualsiasi adulto, anche a chi è per natura paziente. Genitori, insegnanti, allenatori ed educatori sono  un modello per i più piccoli: rispondere alle richieste con rabbia e nervosismo non può che generare rabbia e nervosismo!

Perché si ricorre alle urla, quali sono le difficoltà che gli adulti lamentano più frequentemente?

“Se gli parlo fa finta di non sentirmi, cosa posso fare se non alzare la voce?”

Probabilmente è vero che nell’immediato bambini e bambine, ragazzi e ragazze,  si fermino ad ascoltarvi solo quando urlate, mossi dal fatto di fare qualcosa solo per accontentarvi e mettervi a tacere, senza però comprendere davvero la situazione o la gravità delle azioni per cui vengono rimproverati.

”Basta! Mi sta prendendo in giro, ora mi sente”

Gridare alimenta paura e timore, non rispetto. I più piccoli non devono vivere nel terrore. Mortificati dalle urla, i più piccoli non si concentrano sul contenuto del rimprovero ma apprendono solo ad avere timore e a rispondere opponendosi e attaccando. La paura dell’adulto genera un muro nella comunicazione che porta i bambine e le bambine, i ragazzi e le ragazze, a chiudersi in loro stessi.

Alzare la voce su un piano educativo e psicologico non ha alcuna utilità. Apparentemente l’unica utilità che può avere è per l’adulto, che in quel momento sente di avere uno strumento per farsi ascoltare da un bambino disubbidiente. Per poi  magari il momento dopo pentirsene: è assolutamente inutile fare la voce grossa per poi cedere alle richieste al fine di alleviare frustrazione e senso di colpa.

I più piccoli hanno bisogno di essere ascoltati  ma non devono temervi, perché faranno ancora più fatica ad aprirsi e parlare con voi.

Dal momento che gli adulti rappresentano un “esempio da seguire”, se volete che i più piccoli vi ascoltino,  dovete essere voi i primi a essere capaci di farlo. La comunicazione è fondamentale: occorre sempre spiegare le proprie ragioni, ascoltando anche il punto di vista dei bambini e le bambine, dei ragazzi e le ragazze, facendo capire loro le motivazioni di un no, di una richiesta o di una regola. Non si tratta di una lotta di potere, né un braccio di ferro per dimostrare chi è più forte.

Può succedere di perdere la calma e alzare la voce, ma urlare deve restare un provvedimento eccezionale. Pur dovendo fornire regole e limiti, siate comprensivi, spiegategli i motivi di un eventuale sgridata e aiutateli a comprendere quanto sta accadendo; così facendo, potranno comprendere le regole, assimilarle e quindi rispettarle. Inoltre, fate attenzione anche al fatto che soprattutto i più piccoli, vivono le emozioni in modo assoluto. Quando gli adulti sono arrabbiati, i bambini e le bambine pensano davvero che non li amate più. Ricordatevi di  far riferimento al comportamento e non all’ intera persona (“Mi hai fatto arrabbiare per il tuo comportamento”), ovvero commentare l’atteggiamento da correggere ma mai attaccare la sua integrità altrimenti si sentirà rifiutato e inadeguato, si metterà sulla difensiva o adotterà ancora di più comportamenti oppositivi e provocatori. . Per farvela breve, l’urlo deve essere seguito da un sorriso e dalla volontà di riconciliarsi

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