Per parlare del tema in questione, vi riporto le parole di un atleta che seguo: “Perché ultimamente mi succede questa cosa: nelle partite più importanti gioco bene fino quasi alla fine; poi, quando c’è da concludere mi incasino e rovino tutto: mi sale l’ansia, non riesco più ad avere il controllo della situazione e lascio che l’avversario ne approfitti. Perché ho questa assurda paura? Sembra che abbia paura di vincere… “
Che cosa succede a questo sportivo? E’ lui stesso a etichettare con la giuste parole la sua condizione: ha paura di vincere. E’ proprio così. Questa paura, che in gergo tecnico viene definita come nikefobia, è una fobia vissuta da molti atleti ( e non solo!), una sorta di blocco fisico ed emotivo che influenza negativamente la prestazione.
Che cosa si nasconde dietro alla paura di vincere?
Molto spesso la persona che la vive si convince che il successo, la vittoria richiedano delle abilità che si ritiene di non possedere. Se un atleta viene considerato forte e talentuoso, ma lui non si percepisce tale, può innescarsi la paura di non essere all’altezza delle aspettative delle figure di riferimento (compagni, allenatore, familiari) o del pubblico, che produce il sabotaggio della tanto attesa vittoria. Indicativo di questa convinzione è il comportamento dell’atleta che in allenamento rende tanto di più che in gara, oppure, come accennavo all’inizio, quello dello sportivo che in occasione delle competizioni più importanti si classifica sempre al secondo posto.
Se prendiamo un atleta adolescente, queste convinzioni fanno parte del suo “normale” sviluppo.
La paura di non essere all’ altezza è fisiologica: fino a quando un giovane non si sente sufficientemente autonomo e pronto a scommettere su stesso, ad avere fiducia nelle proprie capacità, l’influenza degli adulti significativi e del gruppo dei pari rappresentano il termometro della sua autostima, nonché il nutrimento della sua personalità. Risulta quindi di fondamentale importanza comprendere il peso che queste aspettative hanno sulla sua crescita sportiva: più che queste risultano essere elevate, più le responsabilità che il giovane atleta si sente addosso aumentano. In queste condizioni, l’atleta oltre alla paura di deludere le aspettative altrui, può sviluppare anche la paura di non riuscire a mantenere uno standard di prestazioni alto. In molti ragazzi questa paura unita al pensiero del rendimento scolastico da mantenere può condurre anche all’ abbandono sportivo.
In altri casi, la paura di vincere può presentarsi nell’atleta a seguito di un successo inaspettato e repentino, che lo “strappa” dalle proprie abitudini, dal proprio ambiente, dal proprio ruolo nel mondo, e da tutto ciò che per lui prima era rassicurante, familiare e prevedibile: in questa situazione l’atleta può attuare comportamenti tali da permettergli di tornare alla situazione precedente, rifiutando i benefici della vittoria. Per un adolescente, lo sradicamento dal suo ambiente sicuro può essere a tutti gli effetti un trauma se non opportunamente gestito.
Che cosa si può fare?
Il mental training offre tanti strumenti di lavoro ma sicuramente il primo passo da fare è avere il coraggio di riconoscere le paure e i timori profondi legati alla vittoria e al successo, passaggio questo che per un atleta adolescente può risultare difficile, se non addirittura impossibile. Molto spesso la paura di vincere, di affermarsi, esprime un rifiuto a livello inconscio di una dimensione più matura di sé. Si tratta di una paura superabile a patto di ammetterla, anzitutto a se stessi, ricordando che non ha a che vedere con le proprie qualità, ma con un emotività non ancora ben “strutturata” su cui possiamo lavorare e migliorare. A volte ci si riesce da soli, altre volte può essere d’aiuto il sostegno di uno psicologo. E quando si parla di bambini e di ragazzi, di soggetti in età dello sviluppo, fondamentale è coinvolgere le figure adulte di riferimento: in primis i genitori ma anche l’allenatore.
Per approfondimenti o domande in merito, contattatemi: info@eleonoraceccarellipsicologa.it
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