Nella mia attività incontro spesso genitori di giovani sportivi in ansia per la scuola. Da mamma capisco bene l’importanza dell’istruzione nella vita dei figli e dunque comprendo anche la preoccupazione dei miei pazienti. Semmai quello che capisco meno, che molte volte è fonte di conflitti in casa, è il fatto di paragonare tra loro scuola e sport come se fossero due antagonisti.
Sicuramente la scuola ha il primato tra le attività importanti per i nostri figli ma siamo sicuri che lo sport sia il suo più grande nemico?
La risposta è no. Anzi, lo sport è a tutti gli effetti un valido alleato, un amico della scuola.
Io seguo tanti giovani sportivi che fanno agonismo, agonismo con la A maiuscola, passando tante ore in campo e in palestra, quasi quanto il tempo che passano a scuola. Fanno una vita fatta di tanto impegno, di sforzi, di passione e di molti sacrifici ma anche di risultati. Ragazzi di 14 anni che escono di casa la mattina alle 6 poco più per frequentare la scuola nella città dove si allenano, ragazze di tredici anni che giocano in campionati diversi e che prima delle 23 (quando va bene!) non rientrano mai a casa e giovani di 16 anni che almeno una volta al mese sono in trasferta in competizioni a livello nazionale ed internazionale. E ogni volta che parlo con loro, l’amore che li muove nel loro sport è davvero tanto, incommensurabile. Non li ho mai sentiti dire “Sono stanco/a perché faccio una vita stressante” oppure “Sono schiacciato/a dalla mia vita piena di impegni sportivi”. Semmai li ho sentiti affermare più volte e con tanta soddisfazione: “Questa è la mia vita. E’ faticosa ma sono felice di durare fatica per quello che amo fare!” oppure “Sono fiero di fare tutto questo per il mio sport, è la mia vita”. Non solo. Questi giovani ritagliano anche spazio per gli amici e per il tempo libero. Sappiamo bene quanto, negli anni dell’adolescenza, il gruppo dei pari sia di vitale importanza e farne parte è assolutamente fondamentale. E qualcuno, addirittura, riesce anche ad avere la fidanzata!
Quando parlo con i genitori invece spesso mi sento raccontare della vita stressante che fanno i figli e delle difficoltà scolastiche che incontrano, del tipo: “Nello sport va molto bene ma a scuola arriva alla sufficienza scarsa, dovrebbe fare di più!” o ancora “Per allenarsi trova sempre tempo, per la scuola mai. Quando arriva poi la pagella si ride!”. E queste stesse parole, le sento pronunciare anche in presenza dei figli e quando questo non si verifica so comunque per certo che a casa, l’annosa rivalità tra i risultati sportivi e quelli scolastici, è sempre all’ordine del giorno.
Così questi giovani sportivi si sentono contesi tra la vita sportiva e quella scolastica, sviluppando molto spesso emozioni contrastanti, ambivalenti, quali gioia, soddisfazione ed entusiasmo ma anche sentimenti quali senso di colpa, senso di inadeguatezza e l’autosvalutazione di sé: “Nello sport sono bravo ma nella scuola non sono nessuno!”. Questa frase spiega molto bene ciò che gli adolescenti vivono, la fatica che fanno a sviluppare un’immagine di sé positiva. E se lo sport per loro potrebbe essere a tutti gli effetti un valido alleato della loro autostima, posto in antitesi alla scuola, può trasformarsi in una bomba ad orologeria che può esporre i più giovani allo sviluppo di malessere e di disagio psicologico.
E’ qui che risulta importante il ruolo dei genitori, anzi fondamentale.
Il successo e il fallimento sono i principali elementi che alimentano lo sviluppo del Sé, la formazione dell’ identità personale. Pertanto, la convinzione di riuscire nelle attività sportive favorisce il conseguimento del successo, alimenta la fiducia e la stima di sé, contrastando l’insorgere di sentimenti negativi e l’assunzione di comportamenti problematici. Questi effetti positivi potrebbe essere d’aiuto e quindi spendibili anche in campo scolastico, migliorando il rendimento e favorendo il conseguimento di risultati migliori. Come spiegato anche in un articolo precedente, numerose ricerche mettono in luce il fatto che tanti bambini e ragazzi, che a scuola hanno delle difficoltà più o meno riconosciute, come un disturbo dell’apprendimento oppure altro, spesso trovano nello sport una sana alternativa alla scuola, dove invece stentano a vedere maturare i frutti del proprio impegno. E allora perché limitarli e talvolta privarli di qualcosa che invece li rende felici e più forti a livello psicologico?
Non è certo un limite il conseguire risultati in campo sportivo, semmai una risorsa. E come sottolineavo prima, tanti aspetti positivi del carattere che vengono fuori nel praticare una disciplina sportiva potrebbero essere rafforzati e valorizzati anche in ambito scolastico. Per questo, imprescindibile è il ruolo dei genitori che dovranno innanzitutto imparare a non mettere sempre a confronto scuola e sport. I genitori, devono essere consapevoli di questo, dal momento che le loro parole e i loro comportamenti hanno un peso e condizionano profondamente i loro piccoli.
Per un figlio, sapere che un genitore nutre e nutrirà fiducia in lui, che lo accetta e crede nelle sue potenzialità, lo aiuta ad accrescere la stima di sé e a essere più sicuro. E se lo sport rappresenta un contesto di vita importante per i giovani, dove riescono ad acquisire maggiore fiducia, allora occorre sostenerli e incoraggiarli in questo ambito. Nel fare questo, i genitori dovranno stare attenti a quelle che sono le loro personali risonanze, frutto della loro esperienza. I genitori sono per i figli dei modelli: se per gli adulti lo sport ha rappresentato il luogo dove hanno sviluppato la propria personalità e raggiunto dei traguardi, probabilmente verrà loro più facile supportare bambini e ragazzi nel percorso sportivo; viceversa, se per loro lo sport è stato una perdita di tempo, più difficile sarà trasmettere la passione e l’ impegno verso questo ambito. È importante, quindi, che il genitore, riconosca quelli che sono i propri vissuti rispetto alla vita sportiva del figlio, che potrebbero involontariamente influenzarlo senza rendersene conto.
Sicuramente fare tutto questo è un’impresa ardua, ma non impossibile. Se noi adulti in primis abbiamo fiducia in noi, nelle nostre potenzialità, allora anche per i figli sviluppare e nutrire questi sentimenti sarà più facile. Provare per credere e se avete delle difficoltà, fatevi aiutare prima che siate troppo tardi. Prevenire è meglio che curare. Buon lavoro!
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