Scrivo questo articolo prendendo spunto dalla mia esperienza sul campo- e in alcune occasioni fuori dal contesto sportivo- con l’obiettivo di fare chiarezza sulla professione di psicologo e di tutelarla. L’ultima perla inerente la figura dello “strizzacervelli” risale a qualche giorno fa, in gelateria, dove intraprendo una chiacchierata con un’amica di una mia parente che di fronte alla mia presentazione professionale mi risponde di essere mental coach e taglia corto. Purtroppo, nel corso degli ultimi anni, il mental coach in ambito sportivo è diventata una figura in forte espansione e aumentano gli allenatori e gli sportivi che ci si affidano in modo da preparare anche mentalmente ed emotivamente gli atleti alle sfide sportive. Anche allenatori famosi, soprattutto in ambito calcistico come riportano le testate giornalistiche sportive più diffuse, si sono affidati a questa figura professionale per migliorare le prestazioni dei propri giocatori. Probabilmente il mio “purtroppo” all’ inizio del discorso vi ha già fatto intuire il mio punto di vista. Il mental coach per fare il suo lavoro si avvale di una formazione, dove acquisisce degli strumenti e delle tecniche che aiutano i propri clienti/atleti a tirare fuori le proprie risorse. E’ sufficiente avere partecipato a un corso di pochi giorni o essere stato un atleta o avere una laurea in qualsiasi ambito; non è previsto alcun tipo di formazione universitaria specifica riconosciuta e può essere svolta da chiunque decida per motivi personali di intraprendere questo lavoro nello sport.
Persone di questo tipo sono sempre esistite in ogni professione, dagli esperti in benessere che propongono terapie mediche, ai personal trainer non laureati in scienze motorie, a chi si propone come allenatore solo perché ha svolto un determinato sport per molti anni. Ma siamo sicuri che tutto questo sia sinonimo di qualità ma soprattutto una tutela per il benessere e la salute delle persone?
E qui aggiungo un altro purtroppo. In questi ultimi anni, il termine “mental coach” è diventato un’espressione piuttosto diffusa per connotare una persona esperta nell’ allenamento delle abilità mentali. Ma prima di riempirsi la bocca di questo termine qualcuno sa chi è cosa fa il mental coach? E se questa parola può essere un sinonimo a tutti gli effetti di psicologo?
Lo psicologo, dopo un percorso che lo ha portato alla laurea magistrale, al tirocinio di un anno, all’esame di Stato e all’ iscrizione all’ ordine degli psicologi, è il professionista che è legalmente abilitato a fornire questo tipo di prestazioni. Esiste un albo regionale dove è possibile verificare l’iscrizione del professionista che, tra le altre cose, deve rispettare un codice deontologico.
La psicologia dello sport è la disciplina che nell’ ambito delle scienze dello sport e della psicologia, rappresenta il riferimento teorico e applicativo per l’esercizio di questa professione. Per lavorare in questo ambitolo psicologo deve formarsi ulteriormente attraverso corsi di perfezionamento o master che lo abilitano al lavoro con gli sportivi.
Mental coach e psicologo non sono due professioni equiparabili, sono due figure differenti, con obiettivi, strumenti ma soprattutto responsabilità diverse.
Non affidatevi a chiunque, prendete tempo e approfondite la formazione del professionista che avete individuato.
Fonti:
https://www.ordinepsicologitoscana.it/gruppi-lavoro-articolo.php?idp=4089
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