Parola d’ordine RESILIENZA: anche le sconfitte possono rappresentare una vittoria

In psicologia, la resilienza è la capacità di far fronte in maniera positiva alle sfide che la vita pone.

Persone resilienti sono coloro che immerse in situazioni sfavorevoli riescono a fronteggiare efficacemente le difficoltà nonostante tutto e contro ogni previsione.

Anche in ambito sportivo si presentano situazioni difficili da gestire quali le sconfitte oppure gli infortuni.

Quali sono le caratteristiche che fanno di uno sportivo una persona resiliente? Non stiamo parlando di super poteri ma di aspetti di personalità, di capacità e di sostegni da conoscere e da saper valorizzare. La resilienza propone di non ridurre mai una persona alle sue carenze ma di incrementare le sue potenzialità.

Nello sport le sconfitte vanno messe in conto e dunque atleta e allenatore devono imparare a gestirle in maniera costruttiva: gli insuccessi rappresentano un’occasione per fare una valutazione delle proprie risorse, dei punti di forza e contemporaneamente delle criticità. Atleta e tecnico dovrebbero essere in grado di formulare (e condividere) obiettivi che siano adeguati: difficili ma raggiungibili. Problemi o intoppi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati possono indurre l’atleta a dubitare delle proprie capacità e dunque a vivere la sconfitta come un fallimento personale. E se questo avviene ad un giovane atleta, per esempio ad un adolescente in cerca della propria identità, il rischio è che possa voler abbandonare lo sport. La vittoria è un importante obiettivo ma non è l’unico ma soprattutto la sconfitta nella competizione non è un fallimento personale o una minaccia al proprio valore come persona.

Anche i genitori hanno un loro importante ruolo: mamma e babbo vorrebbero vedere sempre i propri figli raggiungere il successo. In questi casi è opportuno ricordare che vittoria e successo non sono sinonimi: anche una sconfitta può coincidere con un miglioramento di prestazione o con il raggiungimento di un obiettivo stabilito.

Quando la prestazione viene percepita come una sconfitta personale sicuramente una potente influenza viene effettuata anche dalla motivazione. Se un atleta è fortemente motivato nel voler praticare la sua disciplina che comporta impegno, lavoro, sacrificio, rinunce, affronterà le sconfitte a testa alta, complimentandosi con se stesso per quello che di buono che è riuscito a fare e con l’avversario per la bravura dimostrata (prima o poi uno più forte lo si trova).

L’ allenamento psicologico, mental training, lavora specificatamente sugli aspetti descritti, ovvero sulla formulazione degli obiettivi e sulla motivazione, avvalendosi di un insieme di strategie di potenziamento delle abilità mentali, importanti al pari di quelle fisiche, tecniche e tattiche.

L’ apprendimento e l’applicazione di queste tecniche di gestione mentale è INDISPENSABILE negli atleti professionisti ma possono essere utilizzate con efficacia anche da atleti amatori che non si accontentano di prestazioni mediocri ma desiderano accedere al massimo delle loro potenzialità.

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