Perché si parla di ansia da prestazione nel contesto sportivo?

” In allenamento tutto bene, quando arrivo in gara un disastro!”

Probabilmente molti di voi si riconosceranno in questa affermazione. Io l’ho sentita pronunciare tante volte dagli atleti.

Quando si parla di sport, si fa riferimento a “una forma di attività fisica che ha diversi obiettivi, tra cui il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli” (CONI, Carta Europea dello Sport 1992).

Per un atleta la gara rappresenta un “esame” che mette in discussione gli investimenti fisici, psicologici e relazionali in ambito sportivo; alla luce di ciò, egli può avere una risposta d’ansia normale o patologica alla competizione.
L ’ansia è un’emozione di cui tutti abbiamo fatto esperienza almeno una volta nella vita. Comunemente pensiamo all’ansia come un ad un fenomeno negativo; questo non è sempre vero, dal momento che l’ansia rappresenta uno “stato di attivazione  fisiologico e comportamentale” (arousal) utile ai fini della sopravvivenza della specie, che ha un forte valore adattivo, permettendoci così di distinguere una situazione pericolosa e di affrontarla.  Quando l’atleta deve compiere una prestazione, il suo organismo si attiva per il suo fronteggiamento. Ed è proprio l’ansia, che permette tutto questo, come carica psicologica e organica. Tuttavia quando l’ansia diventa “troppa”, intensa, ricorrente e persistente non è più utile alla prestazione, ma disfunzionale: da carica vincente a indomabile e pericolosa avversaria. Questa condizione di ansia esagerata, può verificarsi in una singola gara e rimanere dunque un episodio isolato, oppure può succedere che venga esperita con regolarità; in quest’ultima situazione, l’atleta si trova a vivere in modo preoccupato e allarmato tutte le competizioni che dovrà disputare con conseguenti  effetti negativi sulla performance e più in generale sul benessere fisico, psicologico e sociale.

Il primo passo per fronteggiare una risposta d’ansia patologica è proprio quello di conoscere come funziona e imparare ad accoglierla e ascoltarla.

L’informazione che ci vuole dare l’eccitazione ansiosa è che potrebbe esserci qualcosa di pericoloso per noi nel futuro (che sia a breve o a lungo termine). Solo se lasci che il tuo stato ansioso ti parli e ti racconti che cos’è che teme, sarai in grado di attivare le tue risorse razionali per regolare un’attivazione eccessiva, che non ti consente di concentrarti e di prepararti adeguatamente.

 

 

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